I compagni immaginari, sia che ci si riferisca a situazioni infantili normali o particolari, svolgono funzioni fondamentali per lo sviluppo della personalità dei bambini che li inventano. Sanno rassicurare, consolare e dare conforto nei momenti difficili del “diventare grandi”; sanno compensare la loro fragilità o i limiti che l’essere piccoli impone. La straordinarietà di questa creazione sta nel fatto che esso assume, nella maggior parte dei casi, più ruoli contemporaneamente, a seconda delle necessità e dei bisogni emotivi del proprio creatore. In certi momenti può essere un compagno di giochi senza rivali, che usa le sue caratteristiche speciali per far vivere al bambino avventure senza fine, in altri può diventare una valvola di sfogo e un consolatore dolce e comprensivo, in altri ancora può ascoltare i dubbi e le preoccupazioni del bambino e rasserenarne l’anima, rassicurandolo. Può essere una fonte di energia inesauribile, quando si è spaventati, il fatto di avere accanto qualcuno più forte e più abile di noi ci fa sentire più sicuri e ci dà il coraggio di affrontare le situazioni difficili.
Come ci si deve comportare?
– Se non vi sentite a vostro agio, nel calarvi in questo gioco, limitatevi ad ignorarlo. E’ preferibile però evitare frasi del tipo: “è una cosa stupida”, “non si può parlare con qualcuno che non esiste”. I bambini sanno perfettamente che i personaggi della fantasia vivono in un’altra dimensione rispetto a quella in cui vivono le persone in carne ed ossa e non si stupiscono affatto se voi non volete entrare nel loro mondo di fantasia.
– Se invece vi sentite di stare al gioco limitatevi a partecipare alle sue fantasie senza voler prendere le redini, razionalizzare il tutto o imporre le vostre regole.
– Se vostro figlio, o figlia, attribuisce le conseguenze delle sue azioni all’amico immaginario, come ad esempio, in una reazione di rabbia colpisce un bicchiere e poi dice: “è stato Paolo a versare l’acqua sul tavolo, non io!”, potete creare una soluzione immaginaria al problema immaginario rispondendo: “allora potete pulire il tavolo tutti e due insieme!”, evitando in questo modo un conflitto, pur considerando il bambino responsabile di ciò che ha fatto.
Inoltre, è importante sapere che l’amico invisibile deve restare tale e con lui tutte le conseguenze delle sue azioni o desideri. Se per esempio, l’amico siede a tavola con noi, avrà posate e piatti invisibili e mangerà un cibo invisibile, sarebbe sbagliato se gli riservassimo uno spazio reale (una sedia e dei piatti) confonderemmo i piani e nostro figlio potrebbe pensare che ci crediamo “veramente”.
Infine, ci dobbiamo preoccupare quando il bambino è talmente coinvolto nel suo rapporto con l’amico o gli amici immaginari da non voler più giocare con i bambini in carne ed ossa. In questo caso può servire l’aiuto di uno psicologo.
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